1. Il mio intervento tocca un problema particolare ma non secondario e, se vogliamo, anche un po' scomodo (1).
È risaputo che in questi ultimi decenni in molti Stati il modello tradizionale di famiglia si è venuto frammentando in una pluralità di forme diverse, verosimilmente in parallelo alla tendenza a mettere l'accento sull'ottica dei diritti individuali anche rispetto alle relazioni familiari (2). E, anche se sembrano mancare dati statistici obiettivi, si sottolinea spesso che le differenze normative in tema di famiglia possono incidere negativamente sulla mobilità delle persone, che è uno degli imperativi del vivere attuale e sta particolarmente a cuore all'Unione europea. Quest'ultima non è però la sola entità internazionale che nel nostro continente si occupa della famiglia − o meglio di diritto di famiglia − e di diritti fondamentali della persona.
Molto prima ha cominciato a farlo il Consiglio d'Europa (3). L'azione del Consiglio d'Europa influenza grandemente il divenire dell'ambiente giuridico del nostro continente, specie per quanto riguarda proprio il tema dei diritti umani, cui si rivolge la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, aperta alla firma a Roma il 4 novembre 1950, che dà anche vita a un sistema di garanzia internazionale di notevole efficienza. Il rispetto della Convenzione è infatti assicurato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo di fronte alla quale (anche) i singoli individui possono agire contro gli Stati. È proprio nei confronti degli Stati che la Convenzione europea vuole proteggere i diritti fondamentali della persona, prospettando un bilanciamento tra...